Cass. civ. 25373 del 9 ottobre 2019
di Marco Chironi

“When the account holder sues in judgment a Bank to estimate the giving and the taking of his bank account, he has to prove the accrued account balance from the beginning of the period for which the bank statements have been produced. Nevertheless, it is possible to use those elements that allow the judge to admit that the debt, in the undocumented period, is non-existent or inferior compared to the beginning negative account balance of the first bank statesment produced, or, that allow to recognize a credit for the customer”.
La tematica oggetto del giudizio posta al vaglio della Suprema Corte riguarda la possibilità di applicare il c.d. “saldo zero” nell’ipotesi di domanda giudiziale avanzata dal correntista.
Con la pronuncia in esame, confermando quanto già statuito dai giudici di legittimità con sentenza n. 11543/2019, la Suprema Corte ha enunciato il seguente principio di diritto: “Nel caso di domanda proposta dal correntista, l’accertamento del dare e avere può del pari attuarsi con l’utilizzo di prove che forniscano indicazioni certe e complete atte a dar ragione del saldo maturato dall’inizio del periodo per cui sono stati prodotti gli estratti conto; ci si può inoltre avvalere di quegli elementi i quali consentano di affermare che il debito, nell’intervallo temporale non documentato, sia inesistente o inferiore al saldo passivo iniziale del primo degli estratti conto prodotti, o che permettano addirittura di affermare che in quell’arco di tempo sia maturato un credito per il cliente stesso; diversamente si devono elaborare i conteggi partendo dal primo saldo debitore documentato”.
- L’applicabilità del “saldo zero” nel caso di azione promossa dal correntista
La possibilità o meno di azzerare il saldo nel caso di domanda proposta dal correntista in rapporti di conto corrente rappresenta, nella prassi, uno dei motivi principali del contenzioso bancario.
Con la pronuncia in esame, che si pone sulla stessa lunghezza d’onda del precedente 11543 del 2019 (est. Falabella), si assiste al consolidamento dell’orientamento della Suprema Corte, secondo cui è possibile applicare il “saldo zero” nel caso di azione promossa dal correntista.
Tuttavia, occorre svolgere alcune precisazioni.
Nella parte motiva della sentenza che ha espresso la massima sopra evidenziata viene chiarito che, “in linea di principio l’incompletezza della serie degli estratti conto si ripercuote sul correntista su cui grava l’onere della prova degli indebiti pagamenti, sicché in assenza di diverse evidenze il conteggio del dare – avere deve essere effettuato partendo dal primo saldo a debito del cliente di cui si abbia evidenzia (cfr., in tema Cass. 28 novembre 2018 n. 30822). Questo non esclude, tuttavia, che lo stesso correntista possa fornire puntuali elementi di prova atti a dar ragione del pregresso andamento del conto, così da consentire la ricostruzione per il periodo non documentato dagli estratti; e non esclude nemmeno che, sulla base del complessivo quadro processuale, e indipendentemente da tale ricostruzione, al periodo in questione possa assegnarsi un saldo di diverso ammontare, più favorevole al cliente […] Ove sia il correntista ad agire in giudizio per la ripetizione ed il primo degli estratti conto prodotti rechi un saldo iniziale a suo debito […] è inoltre possibile prendere in considerazione quegli ulteriori elementi che consentano di affermare che il debito nel periodo non documentato sia inesistente o inferiore al saldo iniziale del primo degli estratti conto prodotti, o che addirittura in quell’arco di tempo sia maturato un credito per il cliente stesso”.
Quanto insegnato dalla Suprema Corte è chiaro: laddove processualmente siano stati acquisiti elementi probatori, anche di natura indiziaria, grazie ai quali sia possibile accertare che il saldo a debito del correntista di cui all’estratto di partenza nelle operazioni di ricalcolo, risulti inficiato da clausole illegittime, è doveroso ragionare nel senso che l’asserito credito di partenza della Banca rappresenti una cifra privo di valore.
- Conseguenze pratiche
Ovviamente dal suddetto principio di diritto non discende un’automatica applicazione del saldo zero ogni qual volta proponga azione il correntista, che rimane, ad avviso di chi scrive, pur sempre onerato di farsi parte diligente sia in corso di giudizio attraverso, ad esempio, la richiesta di ordine esibizione ex art. 210 c.p.c., che in fase stragiudiziale attraverso l’art. 119 T.u.b.
In definitiva, ai fini dell’azzeramento del saldo occorre verificare la condotta processuale del correntista e della Banca, oltre ad accertare l’avvenuto addebito di poste illegittime per tutta la durata del rapporto.
Sia consentito sottolineare la correttezza logico – giuridica di quanto affermato dai giudici di legittimità in quanto, altrimenti, l’Istituto di credito, fin troppo facilmente potrebbe abusare della propria posizione negoziale e processuale, omettendo di produrre l’integrale rendicontazione[1] e, quindi, di impedire al correntista di ricostruire l’andamento del rapporto.
Ulteriore puntualizzazione da effettuare riguarda l’applicazione del saldo zero, che lungi dall’essere uno strumento che avvantaggia il cliente, il quale attraverso l’integrale rendicontazione avrebbe potuto provare addirittura un suo credito maturato nel periodo non coperto da estratti conto, costituisce il modo per partire da una cifra, che nel corso del giudizio sia accertato essere priva di valore, in quanto inficiata da addebiti illegittimi da parte della Banca.
[1] Sul punto, Cass. civ. 3875/2019 est. Dolmetta, con nota di M. CHIRONI, Banche, rendiconto e trasparenza: alcune decisioni chiarificatrici, in questa rivista. In detta pronuncia la Suprema Corte discorre di un vero e proprio ius exhibendum del correntista ad ottenere, anche in assenza di preventiva richiesta ex art. 119 T.u.b., l’integrale rendicontazione del rapporto.
Qui il testo della decisione
Cass. civ. 25373 del 9 ottobre 2019
di Marco Chironi
“When the account holder sues in judgment a Bank to estimate the giving and the taking of his bank account, he has to prove the accrued account balance from the beginning of the period for which the bank statements have been produced. Nevertheless, it is possible to use those elements that allow the judge to admit that the debt, in the undocumented period, is non-existent or inferior compared to the beginning negative account balance of the first bank statesment produced, or, that allow to recognize a credit for the customer”.
La tematica oggetto del giudizio posta al vaglio della Suprema Corte riguarda la possibilità di applicare il c.d. “saldo zero” nell’ipotesi di domanda giudiziale avanzata dal correntista.
Con la pronuncia in esame, confermando quanto già statuito dai giudici di legittimità con sentenza n. 11543/2019, la Suprema Corte ha enunciato il seguente principio di diritto: “Nel caso di domanda proposta dal correntista, l’accertamento del dare e avere può del pari attuarsi con l’utilizzo di prove che forniscano indicazioni certe e complete atte a dar ragione del saldo maturato dall’inizio del periodo per cui sono stati prodotti gli estratti conto; ci si può inoltre avvalere di quegli elementi i quali consentano di affermare che il debito, nell’intervallo temporale non documentato, sia inesistente o inferiore al saldo passivo iniziale del primo degli estratti conto prodotti, o che permettano addirittura di affermare che in quell’arco di tempo sia maturato un credito per il cliente stesso; diversamente si devono elaborare i conteggi partendo dal primo saldo debitore documentato”.
La possibilità o meno di azzerare il saldo nel caso di domanda proposta dal correntista in rapporti di conto corrente rappresenta, nella prassi, uno dei motivi principali del contenzioso bancario.
Con la pronuncia in esame, che si pone sulla stessa lunghezza d’onda del precedente 11543 del 2019 (est. Falabella), si assiste al consolidamento dell’orientamento della Suprema Corte, secondo cui è possibile applicare il “saldo zero” nel caso di azione promossa dal correntista.
Tuttavia, occorre svolgere alcune precisazioni.
Nella parte motiva della sentenza che ha espresso la massima sopra evidenziata viene chiarito che, “in linea di principio l’incompletezza della serie degli estratti conto si ripercuote sul correntista su cui grava l’onere della prova degli indebiti pagamenti, sicché in assenza di diverse evidenze il conteggio del dare – avere deve essere effettuato partendo dal primo saldo a debito del cliente di cui si abbia evidenzia (cfr., in tema Cass. 28 novembre 2018 n. 30822). Questo non esclude, tuttavia, che lo stesso correntista possa fornire puntuali elementi di prova atti a dar ragione del pregresso andamento del conto, così da consentire la ricostruzione per il periodo non documentato dagli estratti; e non esclude nemmeno che, sulla base del complessivo quadro processuale, e indipendentemente da tale ricostruzione, al periodo in questione possa assegnarsi un saldo di diverso ammontare, più favorevole al cliente […] Ove sia il correntista ad agire in giudizio per la ripetizione ed il primo degli estratti conto prodotti rechi un saldo iniziale a suo debito […] è inoltre possibile prendere in considerazione quegli ulteriori elementi che consentano di affermare che il debito nel periodo non documentato sia inesistente o inferiore al saldo iniziale del primo degli estratti conto prodotti, o che addirittura in quell’arco di tempo sia maturato un credito per il cliente stesso”.
Quanto insegnato dalla Suprema Corte è chiaro: laddove processualmente siano stati acquisiti elementi probatori, anche di natura indiziaria, grazie ai quali sia possibile accertare che il saldo a debito del correntista di cui all’estratto di partenza nelle operazioni di ricalcolo, risulti inficiato da clausole illegittime, è doveroso ragionare nel senso che l’asserito credito di partenza della Banca rappresenti una cifra privo di valore.
Ovviamente dal suddetto principio di diritto non discende un’automatica applicazione del saldo zero ogni qual volta proponga azione il correntista, che rimane, ad avviso di chi scrive, pur sempre onerato di farsi parte diligente sia in corso di giudizio attraverso, ad esempio, la richiesta di ordine esibizione ex art. 210 c.p.c., che in fase stragiudiziale attraverso l’art. 119 T.u.b.
In definitiva, ai fini dell’azzeramento del saldo occorre verificare la condotta processuale del correntista e della Banca, oltre ad accertare l’avvenuto addebito di poste illegittime per tutta la durata del rapporto.
Sia consentito sottolineare la correttezza logico – giuridica di quanto affermato dai giudici di legittimità in quanto, altrimenti, l’Istituto di credito, fin troppo facilmente potrebbe abusare della propria posizione negoziale e processuale, omettendo di produrre l’integrale rendicontazione[1] e, quindi, di impedire al correntista di ricostruire l’andamento del rapporto.
Ulteriore puntualizzazione da effettuare riguarda l’applicazione del saldo zero, che lungi dall’essere uno strumento che avvantaggia il cliente, il quale attraverso l’integrale rendicontazione avrebbe potuto provare addirittura un suo credito maturato nel periodo non coperto da estratti conto, costituisce il modo per partire da una cifra, che nel corso del giudizio sia accertato essere priva di valore, in quanto inficiata da addebiti illegittimi da parte della Banca.
[1] Sul punto, Cass. civ. 3875/2019 est. Dolmetta, con nota di M. CHIRONI, Banche, rendiconto e trasparenza: alcune decisioni chiarificatrici, in questa rivista. In detta pronuncia la Suprema Corte discorre di un vero e proprio ius exhibendum del correntista ad ottenere, anche in assenza di preventiva richiesta ex art. 119 T.u.b., l’integrale rendicontazione del rapporto.
Qui il testo della decisione
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