Una coppia di investitori aveva effettuato un’operazione di acquisto di titoli obbligazionari nel febbraio 2016, subendo una perdita pari a € 14.349,79.
Nell’ambito dell’investimento, sono stati rilevati alcuni, gravi inadempimenti. In primo luogo, in tema di informativa resa al momento della conclusione dell’investimento, la scheda prodotto non forniva le necessarie informazioni circa gli effetti che la natura subordinata del titolo avrebbe potuto comportare. Oltre a ciò, si è sottolineato il profilo tutt’altro che evoluto dei Clienti che, a distanza di un solo mese, sono stati sottoposti a due distinte questionari MiFID, dai contenuti profondamenti diversi e da cui si evinceva una propensione al rischio non in linea con le specificità dei titoli obbligazionari acquistati.
Infine, l’operato della Banca ha presentato forti criticità in tema di consulenza, prevista dal contratto e quindi fornita agli Investitori tuttavia, senza alcuna evidenza documentale che possa testimoniare la valutazione positiva data al Cliente inerente all’acquisto degli strumenti finanziari oggetto della contestazione. Tale consulenza sarebbe dovuto essere ancor più stringente e attenta trattandosi di titoli di diretta emissione da parte della Banca, in questo caso Emittente oltre che Intermediario.
L’Arbitro per le Controversie Finanziarie (ACF) ha, dunque, accolto il ricorso, disponendo un risarcimento pari a euro 4.030,21.