In Italia, la gestione del recupero crediti è un’attività fortemente regolamentata, soprattutto quando viene svolta da società di cartolarizzazione (SPV – Special Purpose Vehicle). Non tutti sanno che molte operazioni di recupero crediti condotte da queste società potrebbero essere contestate per mancanza di conformità alle normative. Verificare il codice ATECO e l’oggetto sociale delle SPV è essenziale per proteggere i diritti dei debitori e garantire la legittimità delle azioni intraprese.
- Normativa: SPV e attività di recupero crediti.
Le SPV sono entità giuridiche create specificamente per acquistare e gestire crediti, tipicamente attraverso operazioni di cartolarizzazione, come previsto dalla Legge 30 aprile 1999, n. 130. Questa legge permette alle SPV di emettere titoli per finanziare l’acquisto dei crediti e di gestire i flussi finanziari, ma non concede loro la possibilità di effettuare direttamente il recupero dei crediti. L’articolo 2, comma 6, della Legge 130/1999 stabilisce che solo banche o intermediari finanziari iscritti all’albo previsto dall’articolo 106 del Testo Unico Bancario (TUB) possono svolgere attività di recupero crediti.
Il TUB impone che le attività di recupero crediti siano riservate a soggetti autorizzati, sottoposti a vigilanza e iscritti nell’albo apposito. Questa iscrizione è cruciale per garantire che le operazioni siano condotte da soggetti che rispettano gli standard di trasparenza e legalità richiesti. L’assenza di iscrizione all’albo rende le azioni di recupero crediti intraprese dalla SPV contestabili e potenzialmente nulle.
- Codice ATECO e oggetto sociale: strumenti di legittimazione.
Il codice ATECO è un codice di classificazione delle attività economiche che specifica quali operazioni un’impresa può legalmente svolgere. Per una SPV, possedere un codice ATECO che autorizzi esplicitamente il recupero crediti è fondamentale per la conformità alle normative. Allo stesso modo, l’oggetto sociale, delineato nello statuto della società, deve includere chiaramente l’attività di recupero crediti. Se l’attività non è prevista nello statuto o il codice ATECO non è adeguato, le azioni di recupero crediti possono essere considerate illegittime.
- Strategie di difesa per i debitori.
I debitori possono adottare diverse strategie per difendersi da richieste di recupero crediti potenzialmente illegittime avanzate da SPV:
- Verifica del codice ATECO: Prima di accettare qualsiasi richiesta di pagamento, è opportuno verificare che la SPV disponga di un codice ATECO che autorizzi l’attività di recupero crediti. Se questo non è il caso, il debitore può contestare la legittimità delle azioni intraprese.
- Esaminare l’oggetto sociale: Controllare lo statuto della SPV per verificare se il recupero crediti è esplicitamente incluso tra le attività consentite. L’assenza di tale previsione può essere utilizzata come base per opporsi alle richieste di pagamento.
- Opporsi in giudizio: Se una SPV tenta di recuperare crediti senza le autorizzazioni necessarie, il debitore può sollevare eccezioni di merito e di legittimità in sede giudiziale, chiedendo al giudice di verificare la conformità delle operazioni alle normative vigenti.
- Giurisprudenza rilevante e orientamenti recenti.
Le pronunce della Corte di Cassazione e di altri tribunali italiani hanno più volte sottolineato la necessità di un rigoroso rispetto delle normative da parte delle SPV. Ad esempio, la Cassazione, Sezioni Unite, Sentenza n. 26724/2007 ha ribadito la natura imperativa dell’art. 106 TUB, dichiarando che le norme che disciplinano l’attività di intermediazione finanziaria sono inderogabili e mirano a tutelare l’integrità del mercato e il risparmio pubblico.
In una recente sentenza, la Cassazione, Sezioni Unite, Sentenza n. 8472/2022, la Suprema Corte ha confermato che la violazione delle norme sull’autorizzazione necessaria per il recupero crediti non può essere aggirata, enfatizzando la protezione degli interessi generali della collettività e il rispetto delle regole di trasparenza e legalità.
- Le implicazioni per le SPV e il mercato finanziario.
Le SPV che operano al di fuori dei limiti stabiliti dalla Legge 130/1999 e dalle normative del TUB possono incorrere in gravi sanzioni legali. La mancata iscrizione all’albo ex art. 106 TUB e la violazione delle normative bancarie possono condurre alla nullità delle azioni di recupero crediti intraprese. Queste violazioni non solo espongono le SPV a rischi legali, ma minano anche la fiducia degli investitori e la stabilità complessiva del mercato delle cartolarizzazioni.
Conclusioni.
Verificare il codice ATECO e l’oggetto sociale di una SPV è fondamentale per garantire che le operazioni di recupero crediti siano condotte in conformità con le normative italiane. I debitori che si trovano ad affrontare richieste di pagamento da SPV devono essere proattivi nel verificare la legittimità di tali richieste e, se necessario, contestarle in sede giudiziale[1].
Consultare un avvocato esperto in diritto bancario e finanziario può fornire il supporto necessario per esaminare la validità delle azioni di recupero e per garantire una difesa efficace. La protezione del risparmio e la tutela della legalità nel sistema finanziario sono priorità fondamentali, in linea con l’articolo 47 della Costituzione Italiana, che tutela il risparmio e disciplina l’esercizio del credito.
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[1] Per un approfondimento: https://www.maggiolieditore.it/cessione-del-credito-bancario-deteriorato-e-tutela-del-debitore.html.
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Founder dello Studio Legale “Mandico & Partners”. Contatti: 0817281404 - avvocatomandico@libero.it