La morte, quella “m” minuscola, competente solo degli esseri umani, decide di prendersi una meritata pausa, gettando nel più cupo sconforto tutte le istituzioni, civili, politiche, religiose, assistenziali, che sulla chimera della immortalità fondano il proprio core business. La Chiesa, che deve reinventarsi coi propri fedeli, non più sotto il metus di doversi conquistare la vita eterna; il welfare state, declinato tra dimore del felice occaso, in overbooking peggio di una low cost dei giorni nostri, e compagnie assicurative, che brevettano una morte attuarile, per la quadratura delle polizze; la politica, che deve scendere a patti con la “maphia”, per gestire una sovrappopolazione inaspettata; le agenzie funebri, per la prima volta nella storia senza materia prima. Da ultimo, ma non per ultimo, le famiglie con un moribondo a carico, freezato lui, tra la vita e la dipartita, e loro, tra il commiato per una perdita destinata a non realizzarsi e la frustrazione per una esistenza vegetativa indirizzata a trascinarsi nel tempo.