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«Più che un romanzo, un racconto esistenziale.»

Più che un romanzo, un racconto lungo, che è la metafora di un realismo esistenziale, proprio di chi è consapevole della propria condizione e, ragionevolmente, l’ha metabolizzata e accettata.

Santiago è l’anziano, rectius il vecchio, protagonista del racconto, ma, al tempo stesso, ormai mera comparsa nel borgo, umile, di pescatori, nel quale vive. È beffeggiato dai compaesani, ancor più dalla sorte. Il lungo cammino percorso ne ha incallito le mani e lo spirito; soprassiede sui sentimenti più passionali; ricerca l’antidoto alla solitudine impostagli dal destino in Manolin, quasi la sua nemesi, il ragazzino attratto dall’esperienza del vecchio, al punto anche da volerne sfidare assieme la sfortuna e condividerla.

Nel mezzo c’è il mare. 

E in quel mare l’elegante Marlin, nella sua livrea argentea, anche lui inchiodato al proprio destino di essere pescato, senza colpa alcuna. Uomo e pesce, pescatore e pescato, sulla stessa barca, a remare nella stessa direzione, mossi dall’istinto per la sopravvivenza, contro un destino che soverchia. Ambedue simbolo di una condizione di chi è destinato a soccombere alla propria sorte, essendone consapevole, accettandolo con stoica, ma anche ribelle, accettazione.

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