Ammetto di essermi chiesto, per lungo tempo, il motivo dello slittamento del Mese dell’educazione finanziaria, dalla sua proverbiale e ben consolidata collocazione ottobrina. Gli italiani sono un popolo di santi, poeti, navigatori e, anche, di abitudini; delle volte, disordinati, forse, ma consuetudinari, al punto da rendere, la consuetudine, una fonte del diritto (seppur in posizione gerarchicamente svantaggiata), sin dai tempi non sospetti del popolo romano. L’abitudine fa sì, in un certo qual modo, che si trovi sempre (o, perlomeno, quasi) ciò che si è intenti a cercare.
Ebbene, quest’anno, il mese dell’educazione finanziaria non è stato trovato nel solito posto dove lo si era riposto con cura, undici mesi prima.
Il motivo del differimento mi è stato chiaro ieri. La nuova collocazione, a novembre, è il perfetto pendant con ciò che il Mese dell’educazione finanziaria è divenuto in questi anni: il ricordo, ammaccato e un po’ sbiadito, di quello che è stato.
Di quando le iniziative, piccole, grandi, dal vivo, da remoto, a puntate, a metraggio (corto e/o lungo), che fossero, venivano tutte tempestivamente vagliate e, poi, promosse, “accompagnate”, anche materialmente, con i gadget a tema, con canali comunicativi aperti ed efficaci, con un aggiornamento costante del calendario, con una compartecipazione attenta agli eventi. Oggi, di tutto questo, rimane il ricordo.
Il Mese dell’educazione finanziaria è diventato solo un ricordo con la dismissione del canale ufficiale di messaggistica istantanea, la cui chat è ormai solo un simulacro degli eventi che furono (al netto dell’intervento, sporadico, quanto tenace, di qualche partecipante). Lo è diventato con l’esternalizzazione delle attività organizzative della Segreteria; con la soppressione della distribuzione del materiale informativo; con la dilatazione dei tempi di valutazione delle proposte e di riscontro alle richieste di informazione, aggiornamento e chiarimento.
Il Mese dell’educazione finanziaria “è morto”, in senso nietzschiano (o guccininano; de gustibus non est disputandum), quando l’educazione finanziaria è stata rinchiusa nei salotti, specie in quelli buoni, nei loft, negli attici, nei palazzi, nelle torri d’avorio, perdendo quella sua proverbiale “prossimità”, delle strade, dei locali, dei luoghi di incontro e di convivialità, degli opifici e dei laboratori artigianali, come il nostro Diritto del Risparmio, che, in questi anni, dal 2020, ha posto la sua creatività (lascio il giudizio sulla qualità ai nostri, affezionati, lettori e stakeholder) al servizio delle iniziative istituzionali di educazione e alfabetizzazione finanziaria.
Abbiamo manifestato la nostra disponibilità anche quest’anno, ricevendo, in riscontro, una dissezione laboratoriale della nostra proposta, che ci ha portato, nonostante i nostri sempre tempestivi riscontri alle ficcanti richieste di delucidazioni, a essere oggi, vigilia dell’inizio del mese edufin, ancora sub iudice, con la consapevolezza, peraltro, di non conoscere neppure il giudicante.
Al punto che siamo arrivati alla conclusione, mutuando un tecnicismo processualistico, di rinunciare al giudizio.
Il nostro Portale ha dimostrato la sua credibilità, la credibilità delle proposte e delle idee, nell’arco degli anni, proponendo, anche in sinergia con Istituzioni, iniziative contraddistinte da originalità e creatività (sulla qualità dei contenuti, vedi supra): il CoviDiario e l’Enigmistica del Risparmio (2020); le Assicuriadi (2021); il Festival del Cinema di Diritto del Risparmio (2022); i RisparmiAssi (2023).
Sia chiaro. È sacrosanto valutare la bontà, l’efficacia, la funzionalità di una proposta. Trascendere in un giudizio di merito, aprioristico e prognostico, è tutt’altra cosa, anche alla luce della sua fattiva irrealizzabilità per ogni singola candidatura.
Ebbene, l’attenzione sovrabbondante di cui siamo stati “orgogliosamente” destinatari ci ha relegato in una spirale esasperata ed esasperate di richieste (per giunta, tardive) di chiarimenti, spiegazioni, integrazioni, iniziata con una inquisizione su autori e contenuti, conclusasi con il rilievo officioso di (inesistenti) errori contenutistici, tali da richiedere ulteriori approfondimenti diagnostici, dei cui esiti siamo ancora in attesa.
Dispiace. Perché assoggettare a un giudizio forfettario il lavoro, comprovato, di una progettualità giovane (ormai neppure tanto) a una sorta di boicottaggio del suo propositivo entusiasmo sembra contraddire lo spirito stesso del Mese dell’educazione finanziaria. O, perlomeno, di quello che un tempo lo è stato.
Dispiace per chi ha aderito convintamente alla proposta di ritagliare del tempo per redigere, prima, e registrare, poi, i nostri podcast, realizzando l’idea creativa di un ponte tra letteratura e diritto bancario, finanziario e assicurativo, nel tentativo di creare un viatico nuovo, innovativo, diverso per le nozioni base e i concetti principali.
Di sicuro, la credibilità di un progetto non sarà mai minata dalla concessione tardiva o, finanche, dalla negazione di un nastrino, da esporre, impettiti.
In un libro molto efficace (che ho consigliato anche nelle nostre “eRRe”) ho trovato riportato un mantra, che mi ha particolarmente colpito.
“Perché arruolarti in marina, quando puoi essere pirata”.
Vorrà dire che, per quattro anni, siamo stati, nel nostro fare coerente, corretto, pluralista e, soprattutto, autonomo, “corsari”, al servizio del Comitato EduFin.
Da oggi, torneremo a essere “pirati”. Perché per noi l’educazione finanziaria rimane una faccenda seria, una mission senza quartiere, che ci impegna ogni giorno. Non soltanto un mese all’anno.
Antonio Zurlo
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Info sull'autore
Associato dello Studio Legale "Greco Gigante & Partners" (https://studiolegalegrecogigante.it/). Cultore della materia di Diritto Privato e di Diritto del Risparmio, presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università del Salento. Contatti: 0832305597 - a.zurlo@studiolegalegrecogigante.it