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Rivoluzione nel mercato dei crediti deteriorati: analisi della nuova regolamentazione dalla Banca d’Italia.

di Monica Mandico

Mandico & Partners

Il panorama del mercato dei crediti deteriorati in Italia si appresta a subire una profonda trasformazione, a seguito della recente consultazione avviata dalla Banca d’Italia. Questa iniziativa, che si concluderà il 23 settembre 2024, mira a recepire la Direttiva UE 2021/2167 (Direttiva SMD) nel quadro normativo nazionale, ridefinendo le regole per i gestori di crediti deteriorati.

La consultazione, accessibile sul sito della Banca d’Italia si inserisce nel contesto più ampio del piano d’azione dell’Unione Europea per affrontare il problema dei crediti deteriorati. La Direttiva SMD, il cui testo integrale è consultabile sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, si propone di armonizzare il mercato secondario dei crediti a livello europeo.

Le proposte della Banca d’Italia delineano un nuovo regime per i gestori di crediti deteriorati, introducendo requisiti stringenti per l’autorizzazione e l’esercizio dell’attività. Questi requisiti includono l’obbligo di costituirsi come società per azioni con un capitale minimo di 2 milioni di euro e la necessità di avere sede legale in Italia. Le nuove disposizioni mirano a modificare il Testo Unico Bancario (TUB), la cui versione aggiornata è disponibile sul sito della Banca d’Italia.

Un aspetto cruciale della nuova normativa riguarda l’estensione delle disposizioni sulla trasparenza ai gestori di crediti deteriorati. Queste modifiche si basano sul Provvedimento sulla trasparenza del 29 luglio 2009, consultabile sul sito della Banca d’Italia. Le nuove norme imporranno l’obbligo di comunicare tempestivamente ai debitori la cessione del credito e di fornire informazioni dettagliate sui loro diritti e obblighi.

Inoltre, la consultazione propone di ampliare la competenza dell’Arbitro Bancario Finanziario (ABF) alle controversie che coinvolgono i gestori di crediti deteriorati. Le disposizioni attuali sull’ABF sono consultabili sul sito dell’Arbitro Bancario Finanziario.

Le implicazioni di queste nuove disposizioni sono molteplici e di vasta portata. Per le società del credito, il nuovo regime autorizzativo potrebbe portare a un consolidamento del mercato, favorendo le aziende di maggiori dimensioni in grado di soddisfare i requisiti patrimoniali e organizzativi. D’altra parte, operatori più piccoli o innovativi potrebbero incontrare difficoltà nell’adeguarsi alle nuove norme.

L’aumento dei costi operativi, derivante dall’adeguamento alle nuove norme sulla trasparenza e dalla gestione delle controversie tramite l’ABF, potrebbe influenzare le strategie di pricing delle società di gestione dei crediti. Questo, a sua volta, potrebbe ripercuotersi sui prezzi di acquisto dei crediti deteriorati, con potenziali effetti sui bilanci bancari e, in ultima analisi, sull’economia reale.

Per lo Stato italiano, le nuove disposizioni rappresentano sia una sfida che un’opportunità. Un settore dei crediti deteriorati più regolamentato e trasparente potrebbe contribuire alla stabilità del sistema finanziario, riducendo i rischi sistemici. Tuttavia, l’implementazione e la supervisione del nuovo regime richiederanno risorse significative.

Il rafforzamento della vigilanza sui gestori di crediti deteriorati potrebbe anche migliorare la qualità dei dati disponibili sul credito in Italia, grazie all’obbligo di segnalazione alla Centrale dei Rischi, le cui disposizioni attuali sono consultabili nella Circolare n. 139 dell’11 febbraio 1991.

Per i debitori, le nuove disposizioni promettono una maggiore tutela, garantendo un trattamento più equo e una migliore comprensione dei propri diritti. Tuttavia, è importante considerare che un regime più stringente per i gestori di crediti potrebbe anche tradursi in procedure di recupero più formalizzate e potenzialmente meno flessibili.

Nel contesto europeo, l’Italia si trova a bilanciare l’esigenza di armonizzazione con la necessità di adattare le norme alle specificità del proprio mercato. La sfida sarà quella di implementare un regime che, pur allineandosi alle direttive europee, mantenga l’attrattività del mercato italiano per gli investitori internazionali.

In conclusione, le nuove disposizioni sui gestori di crediti deteriorati promettono di trasformare profondamente il settore in Italia. Il successo di questa riforma dipenderà dalla capacità di bilanciare l’esigenza di tutela dei debitori con la necessità di mantenere un mercato efficiente e competitivo. Nei prossimi anni, sarà cruciale monitorare attentamente l’impatto di queste disposizioni sulla capacità delle banche di cedere crediti deteriorati, sull’evoluzione del panorama competitivo nel settore della gestione dei crediti, e sull’efficacia delle nuove tutele per i debitori.

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