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«L’America! Che sogno! Nella maggior parte delle grandi città c’è un quartiere che si chiama Little Italy e la mortadella, naturalizzata, è ormai un piatto americano con il nome di boloney»

L’America! Che sogno!
Il sogno americano ha sfiorato un po’ tutti nel corso della vita. Chi lo ha vissuto attraverso i film cult, imperdibili, chi con la musica e i grandi concerti indimenticabili, chi con un viaggio più o meno lungo e chi decidendo di trasferirvi la propria vita.

Simenon, sempre brillante nelle sue opere, tanto da divertire, divulgare e descrivere con simpatia, dovizia di particolari e leggerezza, propese per quest’ultima soluzione, non prima di aver visitato in lungo e in largo il nuovissimo continente.

All’indomani della Seconda Guerra Mondiale, l’autore decise di trasferirsi in America, spinto dalla curiosità di conoscere posti nuovi e magnifici e anche dall’esigenza di allontanarsi dalla Madre Patria che lo aveva già accusato di troppa vicinanza al “nemico tedesco”. Simenon restò in America per circa dieci anni.
In questa manciata di pagine l’autore racconta del proprio viaggio in automobile attraverso l’America.

Il racconto incuriosisce per via dei moltissimi dettagli su cui l’autore sceglie di soffermarsi, dal costo dei prodotti al cambio dollari/franchi per un paragone costante, dalla descrizione di luoghi ed edifici ai paragoni costanti con l’Europa e gli europei (specialmente i francesi).
È di per sé bizzarro immaginare un viaggio attraverso l’America svoltosi in automobile a metà degli anni ‘40, con pochi comfort (se paragonati ai viaggi odierni) e pochissimi mezzi di informazione (radio e uffici turistici), ma forse è proprio questo il punto di forza dell’opera: il viaggio rappresenta l’avventura, incuriosisce, appassiona e diverte.

Estremamente efficace la continua descrizione degli edifici in ogni città, più o meno piccola, come l’esaltazione o demolizione dei luoghi comuni sull’America e le sue molte località, più o meno note.
Simenon si lascia poco abbagliare dalla magnificenza di New York, salvo apprezzare i piccoli paesi del Sud, dove la vita rustica e bucolica sembra lontana anni luce dal sogno americano e molto più confacente al desiderio di una vita comune.

L’aspetto più interessante del libro è la descrizione minuziosa della pluralità di persone e personaggi che si possono trovare in America: dai nuovi arrivati che si sentono già americani puri, a chi pur vivendoci da generazioni conserva ancora l’accento europeo del piccolo borgo di provenienza.
Dai milionari che non ostentano, a tutti quanti hanno fatto grande fortuna e chissà poi perché, forse solo grazie alle chance che l’America (quella degli anni Quaranta) riconosceva a ogni uomo/donna di volontà.

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