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«Illuminerò la tristezza di questa leggenda … I miei versi trasformeranno la pena in musica.»

Un romanzo che si legge con piacevole leggerezza. Una storia di fantasia che si lascia sfogliare con sguardo incuriosito dalla dolcezza delle parole scelte dall’autrice per narrare anche i momenti più vividi e spettacolari degli aneddoti tra Enea e Didone, con Anna e Iulo.
Una netta rivisitazione dell’Eneide, una scrittura romanzesca dell’opera epica di Virgilio, narrata direttamente dai suoi personaggi, con brevi e quasi del tutto ininfluenti incursioni del dio dell’amore, Eros, e rapidi focus dedicati allo stesso Virgilio, sempre in preda ai propri turbamenti.

Enea naufraga sulle coste cartaginesi e ben presto viene accolto ed ospitato dalla sua regina Didone (qui identificata con il nome Elissa), ma palesemente avversato dalla popolazione e dai membri del Consiglio che si sentono minacciati dallo straniero così caro alla sovrana. Enea, avvisato dell’imminente pericolo di morte e deciso a seguire il disegno per lui tracciato dalle divinità che lo vogliono fondatore di una nuova città in Italia, salpa da Cartagine, proseguendo la sua rotta. Nel mezzo, mesi di passione, rimorsi, turbamenti, dolorosi ricordi, paura del passato, voglia di riscattarsi con un presente pacifico ma maestoso. Enea ed Elissa non sono destinati a vivere insieme.

Preponderante il tema del tormento dell’uomo, incapace di godere della prosperità del breve lasso di tempo concessogli sulla Terra. Un’esistenza effimera troppo spesso lacerata dal rimorso e dalla paura del fallimento.
Si rinviene, poi, una nota di attualità sulla condizione dell’esule in terra straniera, accolto ma pur sempre ospite (Elissa cerca di far sentire Enea a casa, ma gli chiede riconoscenza), osteggiato e privato della libertà di azione (il Consiglio e la popolazione vigilano su ogni azione di Enea, travisando ogni comportamento e dubitando dei consigli alla sovrana perché nutriti dal sospetto).

L’amore, la passione e la guerra (intesa in senso lato) sono gli elementi che da sempre hanno affascinato e coinvolto l’uomo, troppo spesso infliggendogli dolorose ferite che solo la morte potrà rimarginare.

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