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«L’amore si rivela spesso illogico, incomprensibile.»

Il tema centrale che ho rilevato in queste pagine di Nettel è la maternità, in tutte le sue sfumature: quella rifiutata dalla protagonista e voce narrante, Laura, quella subita dalla povera Doris e quella cercata ad ogni costo e inaspettatamente sconvolgente di Alina.

Che la vita ci riserva sfide, imprevisti, gioie e dolori inaspettati non è un’ovvietà, ciò che fa la differenza è il modo in cui si sceglie di vivere.
Nessuno ci dona un manuale di istruzioni quando veniamo al mondo, da quel momento tocca a noi cavarcela e, soprattutto, nessuno ci insegna a diventare genitori, quella è una “maschera” che non ci toglieremo mai fino alla fine dei nostri giorni. Tanto vale indossarla al maglio.

Ho vissuto a lungo condividendo il pensiero della protagonista e rifuggendo dalla maternità, fino a quando non ho capito che probabilmente avrei potuto affrontare un nuovo capitolo della mia vita… e ne sono felice.

Non posso, però, negare che la visione che maggiormente mi ha coinvolta da un punto di vista emotivo è quella di Alina: la gravidanza può essere un momento di grande tensione e preoccupazione, emozioni forti che spesso – e per fortuna (come nel mio caso) – svaniscono al momento del parto, lasciando posto a gioia e innamoramento incondizionato. Ma non sempre la vita segue percorsi immaginati.

A far da cornice al tema principale ci sono infiniti riflessi della società patriarcale messicana, della voglia di emancipazione femminile, della libertà dell’individuo e della donna e, soprattutto, c’è un forte messaggio di speranza e di amore per la vita.

Un libro d’impatto, limpido e cristallino nel linguaggio quanto profondo e strutturato nel tema affrontato. Un libro empatico e coinvolgente.

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