La domanda sorge spontanea. Perché, al netto della fascinazione esercitata da un testo millenario, si dovrebbe, ancora oggi, leggere e studiare un compendio sul conflitto.
Ebbene, si comprende proficuamente la risposta, soprattutto nella versione corredata di saggistica e commentario: l’arte della guerra è l’arte di conoscere se stessi. La guerra è si riduce a un escamotage letterario, per quanto, pur tuttavia, resti vera, reale e tangibile nei dettami delle tredici sezioni. La guerra, nella sua accezione bellicosa, viene confinata a rimedio residuale; l’arte della guerra è l’arte di governare se stessi, di addivenire alla saggezza per leggere le situazioni, coglierne le opportunità e le fragilità, raggiungere gli obiettivi, massimizzando i risultati, ottimizzando le risorse a propria disposizione, anche con un velo di giusto cinismo.