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«L'arte della guerra, in tre parole, è realismo, visione e attesa.»

“L’arte della guerra” di Sun Tzu, in tre parole, è realismo, visione e attesa, legati da un unico, presupposto, leitmotiv: la conoscenza.

Di se stessi, degli altri, dell’ambiente.

Avvolta in un’aura imperscrutabile di mistero, a partire dall’identità dell’autore, è un’opera camaleontica, nella sua storica frammentarietà, permeabile ai diversi rimaneggiamenti postumi, perché la “guerra” nel titolo è solo una sorta di sineddoche: una parte per il tutto, con  quel tutto che può essere tranquillamente impersonato dalla quotidianità, di ogni epoca, in ogni latitutidine e longitudine.

La domanda sorge spontanea. Perché, al netto della fascinazione esercitata da un testo millenario, si dovrebbe, ancora oggi, leggere e studiare un compendio sul conflitto.

Ebbene, si comprende proficuamente la risposta, soprattutto nella versione corredata di saggistica e commentario: l’arte della guerra è l’arte di conoscere se stessi. La guerra è si riduce a un escamotage letterario, per quanto, pur tuttavia, resti vera, reale e tangibile nei dettami delle tredici sezioni. La guerra, nella sua accezione bellicosa, viene confinata a rimedio residuale; l’arte della guerra è l’arte di governare se stessi, di addivenire alla saggezza per leggere le situazioni, coglierne le opportunità e le fragilità, raggiungere gli obiettivi, massimizzando i risultati, ottimizzando le risorse a propria disposizione, anche con un velo di giusto cinismo.

A essere combattuta, in fondo, è una guerra di conoscenza, di se stessi e degli altri. Il conflitto, nella vita, è un qualcosa di ineludibile, prima o poi si è destinati a incontrarlo, in qualche forma; non si può ignorarlo, eluderlo o negarlo. La strategia vincente per ridurlo e superarlo è il sapere.

Ecco, quindi, che l’arte della guerra diventa, paradossalmente, anche un invito alla non belligeranza; ognuno è chiamato a scegliere se combattere, quali battaglie combattere e, soprattutto come combatterle. Perché il saggio comandante valuta il mondo attorno a sé, senza alcun timore. 

Il mondo militare, delle truppe e degli approvvigionamenti, è destinato a sfumare sullo sfondo, perché “L’arte della guerra” è una panacea, in cui ciascuno più ritrovare quello che più cerca; un evergreen, una guida, per tutte le stagioni, che si presta alla lettura, personale, di ciascun lettore, che resta libero, sempre, di trarre ciò che ritiene da metafore e analogie.

Che sono le stesse, da migliaia di anni, e, pur tuttavia, propongono, sempre, un significato diverso.

D’altronde, le note musicali, così come i colori e i gusti, non sono più di cinque; nessuno, però, può dire di averne udito, visto e assaggiato tutte le combinazioni.

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