Si conosce bene, tuttavia, l’insostenibile leggerezza del confine tra odio e amore e la loro, eterna, ambivalenza. “Open” diviene, allora, il racconto, appassionato, ma sempre lucido, del riscoperto amore per il tennis, dei record inanellati, con la costanza degli allenamenti, routinari e ossessivi, destinati a restare scritti negli annali dello sport.
E’ l’incontro di Andre con il suo preparatore, con il suo primo allenatore, con la sua prima moglie e con la sua moglie attuale; del suo, enorme, impegno per il sociale, con la sua Fondazione e la sua Scuola, quella stessa scuola che, da ragazzotto un po’ trasgressivo (tratto, che, forse, non lo ha mai definitivamente abbandonato) ha eluso, preferendole quello che, al tempo, per lui non rappresentava altro che il male minore: il tennis.