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«“La variante di Lüneburg” è una storia di vendetta, di vite rubate, di romantica e vitale (o mortale) passione per gli scacchi»

“La variante di Lüneburg” è una storia di vendetta, di vite rubate, di romantica e vitale (o mortale) passione per gli scacchi. Una storia che si intreccia con la Storia, immaginando gli sviluppi secondari che – a ben valutare – non paiono poi così paradossali.

Per apprezzare pienamente questo romanzo non serve amare gli scacchi, ma sarebbe meglio conoscerne quantomeno le regole basilari, per scandire bene i tempi del racconto, cogliendone le giuste pause per riflettere sugli eventi narrati.

Il ritmo di narrazione è variabile e, soprattutto nella prima parte, potrebbe apparire lento, in quanto l’autore si dilunga in un dettagliato flashback, necessario per ricostruire le circostanze che conducono verso l’epilogo, già parzialmente svelato nel prologo.

La narrazione, già scorrevole, diviene via via più incalzante e districa la trama come una partita di scacchi, lasciandone intuire la conclusione, ma non tralasciando quei dettagli stilistici che appagano il lettore pagina dopo pagina.

Il gioco degli scacchi è, certamente, il fil rouge dell’intero romanzo in quanto elemento caratterizzante la vita dei tre protagonisti principali, le cui storie si intrecciano proprio per la comune passione, ma non è l’unico. Sullo fondo del lungo flashback introduttivo vi è uno spaccato di storia tristemente indimenticabile dell’umanità intera che porta a riflettere sulla condizione umana in un contesto disumano. Viene, così, affrontata in maniera singolare la brutalità della Guerra, della seconda Guerra Mondiale, del razzismo, dell’antisemitismo. Gli scacchi, in questo contesto di annullamento fisico e psicologico del prigioniero (il maestro Tabori) rappresentano l’unico appiglio alla vita, un modo per restare isolato dalle brutture e dalle oscenità di un campo di prigionia, come poteva essere quello di Bergen Belsen. È proprio nella ricostruzione del periodo trascorso da uno degli attori principali di questa storia nel campo di sterminio che, stilisticamente, può ricondursi il romanzo ad un genere thriller, anticipato nella descrizione del ritrovamento del cadavere di Dieter Frish (uno dei protagonisti), nell’apertura del libro, ma molto attenuato nello svolgimento del racconto in generale.

La particolarità del romanzo risiede nell’esaltazione del gioco degli scacchi che, in verità, non viene presentato come tale, bensì come un’arte, una tradizione familiare (in molti Paesi il gioco degli scacchi viene tramandato da generazione in generazione e rappresenta un bagaglio culturale imprescindibile), una passione che può diventare tormento (come ogni accanimento) e che può essere valvola di salvezza  in un contesto estremo di annullamento della persona (qui il campo di concentramento, come già detto). Questa diversa prospettiva di quello che potrebbe essere visto (a torto) come un banale passatempo incuriosisce il lettore digiuno di arte scacchistica così come invoglia l’appassionato occasionale ad approfondire e riprendere a giocare. La contestualizzazione storica della narrazione e dell’origine dell’odio che spinge all’azione criminosa con cui il testo ha inizio e la storia ha fine contribuisce a creare un’atmosfera realistica in cui si svolgono gli eventi, armonizzando decenni di circostanze accadute a ben tre persone diverse e strettamente connesse tra loro.

“La variante di Lüneburg” è, per me, un piccolo capolavoro stilistico, ma anche narrativo in senso contenutistico. Mi è piaciuta la storia narrata, ho apprezzato i ritmi della narrazione ed ho molto gradito i temi trattati, tutti. Ho letto più di una volta questo libro e non escludo di rifarlo in futuro; è un piacere che mi concedo molto di rado, anche perché ritengo che la produzione narrativa sia così varia e vasta da non giustificare l’accanimento su un singolo testo, ma ci sono sempre valide eccezioni alla regola.

L’arte degli scacchi per me è stato un mero gioco d’infanzia, ma che porto nel cuore perché ha rappresentato per molti anni un forte legame con il mio maestro, paziente e severo, insostituibile e amorevole come solo un nonno sa essere. Questo libro l’ho trovato nella sua libreria.

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