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Nota a Cass. Civ., Sez. I, 24 ottobre 2024, n. 27562.

di Monica Mandico

Mandico & Partners

Introduzione: la portata innovativa della decisione.

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 27562 del 24 ottobre 2024, rappresenta un importante passo nella giurisprudenza italiana in tema di esdebitazione, chiarendo ulteriormente i requisiti per il riconoscimento del beneficio. La Corte ha confermato che, ai fini dell’accesso all’esdebitazione, non è richiesta una soglia minima di soddisfacimento dei creditori, spostando l’attenzione dal mero dato quantitativo a un’analisi più complessiva delle circostanze della procedura. La decisione si inserisce nel quadro evolutivo delineato dal Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (CCII), in linea con i principi del “favor debitoris” e con le disposizioni della direttiva europea 2019/1023.

 

Il quadro normativo di riferimento.

La disciplina dell’esdebitazione ha subito significative modifiche con l’introduzione del CCII (D.lgs. 14/2019), che ha eliminato il requisito oggettivo del soddisfacimento dei creditori almeno “in parte”, previsto dall’art. 142 della legge fallimentare (R.D. 267/1942). Nel sistema previgente, la parziale soddisfazione dei creditori era considerata elemento imprescindibile per l’accesso al beneficio, sebbene la giurisprudenza avesse adottato interpretazioni meno restrittive, riconoscendo il beneficio anche in caso di soddisfacimento non integrale, purché non simbolico o irrisorio.

L’art. 280 CCII, applicabile alle procedure iniziate dopo il 15 luglio 2022, ha definitivamente eliminato tale requisito, enfatizzando invece la valutazione della condotta del debitore (requisito soggettivo). La sentenza in esame, tuttavia, si applica a un caso soggetto alla disciplina transitoria della legge fallimentare, mantenendo rilevante il dibattito sul significato di “soddisfacimento parziale”.

 

I principi affermati dalla Cassazione.

La Corte ha ribadito che il giudice deve valutare la “parzialità” del soddisfacimento dei creditori con un prudente apprezzamento, considerando tutte le risultanze della procedura e non basandosi su meri calcoli matematici o percentuali rigide. È stato escluso che la soddisfazione irrisoria possa precludere automaticamente il beneficio dell’esdebitazione, salvo il caso in cui non vi sia stato alcun soddisfacimento. Tra gli elementi da considerare vi sono:

  • L’entità dell’attivo liquidato rispetto alle passività.
  • Il numero di creditori soddisfatti, anche in misura minima.
  • I costi della procedura, che devono essere coperti prioritariamente.
  • La condotta del debitore, elemento centrale nella valutazione del requisito di meritevolezza.

La sentenza sottolinea che una percentuale di soddisfacimento apparentemente bassa, come nel caso di specie (superiore all’1% e comunque non meramente simbolica), non può essere considerata irrisoria se confrontata con le difficoltà strutturali della procedura e con le limitazioni patrimoniali del debitore.

 

Rilievi critici e prospettive future.

Questa pronuncia conferma l’orientamento evolutivo della giurisprudenza verso una maggiore tutela del debitore meritevole, allineandosi ai principi europei del “fresh start“. Tuttavia, l’applicazione pratica di tali principi pone interrogativi:

  1. Arbitrarietà nelle valutazioni dei giudici di merito: Nonostante la guida fornita dalla Cassazione, la discrezionalità lasciata ai giudici di merito potrebbe generare decisioni contrastanti.
  2. Equilibrio tra diritti del debitore e dei creditori: La necessità di bilanciare il “favor debitoris” con la tutela dei creditori richiede criteri chiari e uniformi per evitare disparità di trattamento.
  3. Impatto della direttiva Insolvency: Il superamento del requisito oggettivo nel CCII, in linea con la direttiva europea, suggerisce che in futuro il dibattito si concentrerà esclusivamente sulla condotta del debitore.

 

Conclusioni.

La sentenza n. 27562/2024 della Cassazione costituisce un importante precedente per le procedure concorsuali ancora soggette alla legge fallimentare. Essa riafferma il principio che l’esdebitazione non può essere negata sulla base di una rigida interpretazione quantitativa del soddisfacimento dei creditori, privilegiando invece una visione globale delle circostanze procedurali e del comportamento del debitore. Questo approccio, coerente con l’evoluzione normativa e giurisprudenziale, rappresenta un ulteriore passo verso una concezione moderna e dinamica dell’esdebitazione, fondata sulla centralità della “meritevolezza” e sull’esigenza di offrire al debitore una reale possibilità di riscatto economico e sociale.

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