Scevro da moralismi e parteggiamenti, questo libro riesce a portare il lettore ad analizzare il lato più oscuro dell’essere umano, di se stessi.
Nel caso Romand gli eventi si sono spinti alle estreme conseguenze, ma osservando l’escalation di avvenimenti si comprende come anche le peggiori nefandezze possano scaturire da una banalità, un accomodamento della vita. In fin dei conti, il piccolo Jean-Claude era stato educato a dire la verità, salvo dover mentire sulle piccolezze per non far intristire la madre. Nel corso della vita, tuttavia, Jean-Claude ha perso la misura e le sciocchezze quotidiane hanno contribuito, man mano, a creare una falsa identità che si muoveva in un falso mondo, tutto inventato, nocivo prima per sé e poi anche per gli altri, visto il triste epilogo.