Murakami parla di sé, si sveste della propria maschera e si mette a nudo, con i ricordi di un giovane studente degli anni sessanta e di un uomo di mezza età che ancora riesce a sperimentare l’ignoto.
Intriga, coinvolge, forse in alcuni passi annoia un po’ per quanto la narrazione riesce a spingersi oltre: oltre l’immaginazione, oltre l’irreale, oltre il consueto.
È come se, improvvisamente, il pensiero deragliasse, balzando fuori dai binari dell’ordinario per precipitare in un burrone emozionale dal quale difficilmente ci si riprende.
La cosa sorprendente è che ognuno riesce, può e deve ritrovarsi nei racconti di Murakami perché ognuno, almeno una volta nella vita, si è lasciato andare al fiume in piena di pensieri apparentemente slegati e suscitati solo da una impercettibile sensazione nemmeno troppo verificabile o veritiera.