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di Annarita Lardaro

Avvocato

Si è tenuto ormai il 31 ottobre scorso, il discorso del Governatore di Banca di Italia – Fabio Panetta – in occasione dell’apertura e del mese dedicato all’educazione finanziaria, che è in corso di svolgimento in questo mese di novembre con diverse iniziative promosse dal Comitato Edufin.

Il Governatore ha ribadito alcuni concetti, di certo, di fondamentale rilevanza: innanzitutto l’importanza del risparmio come veicolo di stabilità finanziaria, economica ma anche monetaria; su questo aspetto in particolare, Panetta ha sottolineato come l’inflazione peggiori l’allocazione delle risorse, andando ad erodere il valore reale del risparmio.

Inevitabile il riferimento all’articolo 47 della nostra Costituzione, il quale stabilisce che «la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme».

Un discorso di certo denso di contenuti, puntuale, ovviamente visto l’alto standing del divulgatore di un certo pregio anche intellettuale, come testimonia il riferimento ad Adam Smith, secondo il quale «il principio che spinge a risparmiare è il desiderio di migliorare la propria condizione; un desiderio che […] viene sin dalla culla e non abbandona mai l’uomo[1]».

Preme, però, rilevare – a parere di chi scrive e dopo alcune settimane di lettura, oltre che di riflessione sui contenuti del testo – come continui ad esserci un grande assente nel dibattito pubblico quando si affrontano le tematiche del risparmio e dell’educazione finanziaria nel suo complesso: il gender pay gap salariale.

Se il Governatore in un passaggio del proprio discorso ha sottolineato i bassi salari che affliggono le fasce giovani di lavoratori italiani e che spesso costituiscono il principale fattore di impossibilità a risparmiare, alcun risalto, invece, è stato dato ad un recente rapporto dell’OCSE Education at a Glance: le donne nella fascia d’età tra i  25 ed i 34 anni che hanno una qualifica terziaria (cioè una laurea o titolo equivalente) guadagnano in media il 58% in meno del salario dei loro coetanei maschi.

E’ evidente come questo dato non possa non incidere non solo e non tanto sulla propensione al risparmio, ma sulla stessa possibilità materiale di risparmiare e successivamente di investire e di incrementare il proprio patrimonio.

Peraltro, è stata il 15 novembre scorso, la giornata designata dalla Commissione europea per ricordare che la parità retributiva tra uomo e donna è ancora un traguardo lontano al punto che, almeno simbolicamente, dal 15 novembre al 31 dicembre le donne lavorano “gratis”.

Questi fattori producono non solo conseguenze patrimoniali ma anche conseguenze sui trattamenti pensionistici.

Secondo i dati più recenti dell’INPS, gli importi medi delle pensioni percepite dagli uomini superano quelli delle donne di circa il 60%: 1.430 euro contro 884 euro nel 2022.

Un novero di possibili soluzioni risiede innanzitutto nel recepire rapidamente la Direttiva europea sulla trasparenza salariale, che è un primo deterrente nella lotta al divario retributivo di genere.

Ancora, incentivando in maniera progressiva i padri nel lavoro di cura, attraverso congedi di paternità paritari e obbligatori[2].

Inoltre, non sono da considerare secondari i bias che affliggono da sempre la nostra società in relazione alla questione di genere, al risparmio e agli investimenti.

A tal proposito illuminante è un saggio pubblicato dall’economista Azzurra Rinaldi intitolato in maniera volutamente provocatoria “Le signore non parlano di soldi” edito da Rizzoli nel 2023.

L’autrice rileva come sin dalla primissima infanzia in cui la cosiddetta “paghetta” tra maschietti e femminucce è sperequata a vantaggio dei bambini interviene a instillare un pregiudizio in ordine ai soldi, come se il denaro e quello che ne consegue fosse un qualcosa non adatto al cosiddetto “sesso gentile”.

Da qui discendono tutta una serie di pregiudizi sulla finanza, i soldi e gli investimenti come qualcosa di avulso al mondo femminile.

Senza voler troppo sconfinare, il commento di chi scrive vuole essere un monito ulteriore nei riguardi delle istituzioni e di chi si occupa ed interessa di educazione finanziaria, a sottolineare anche quest’altro aspetto del risparmio: nessuna eguaglianza economica è possibile senza prima passare per l’eguaglianza sostanziale tra gli individui.

 

 

 

 

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[1] A. Smith, Ricerche sopra la natura e le cause della ricchezza delle nazioni, trad. di J.R. McCulloch, Torino, Cugini Pomba e Comp. Editori-Librai, 1854, p. 235.

[2] Si v. in tal senso il contributo “Equal pay day, 15 novembre giornata per la parità retributiva” pubblicato sul sito cgil.it.

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