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«Il racconto sagace, di un "semi-agorafobico", di "una settimana di Assolutamente Niente".»

Questo pamphlet di David Foster Wallace è sicuramente una sua opera accessile (senza dubbio rispetto al suo monumentale “Infinite Jest, ndr), godibile, ironica e autoironica, che sa scherzare lo stesso autore e i suoi “nadiristi” compagni di avventura.

Volendo ridurlo a una categoria, è un diario di bordo, il racconto, beffardo, di una crociera extralusso di 7 giorni; in realtà, però, è molto di più. È un condensato di umorismo e di satira, che mette alla berlina lo scostamento tra la vita ovattata sulla nave e quella fuori: un’opulenza formale, appariscente, stilosa, soggiogata dalla innata tendenza al viziosità, abilmente solleticata da tutto quanto c’è a bordo, stride con l’immagine, molto più concreta, del turista americano, ex officio “grasso, flaccido, rosso in viso, rumoroso, volgare, autoindulgente, narcisista, viziato, esibizionista, vergognoso, disperato e ingordo”.

La vanità è il peccato preferito sui ponti, sulle balaustre, nelle attività proposte sul Nadir Daily, dal personale di bordo gerarchicamente organizzato, così ossessivamente attento a saturare ogni momento del soggiorno dei passeggeri, da sembrarne, in fin dei conti, snervato.

Quello di David Foster Wallace è un quadro di sopraffina comicità, che fa ridere, ma, soprattutto, riflettere.
Perché, in fin dei conti, anche quando si scherza, bisogna essere seri.

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