Volendo ridurlo a una categoria, è un diario di bordo, il racconto, beffardo, di una crociera extralusso di 7 giorni; in realtà, però, è molto di più. È un condensato di umorismo e di satira, che mette alla berlina lo scostamento tra la vita ovattata sulla nave e quella fuori: un’opulenza formale, appariscente, stilosa, soggiogata dalla innata tendenza al viziosità, abilmente solleticata da tutto quanto c’è a bordo, stride con l’immagine, molto più concreta, del turista americano, ex officio “grasso, flaccido, rosso in viso, rumoroso, volgare, autoindulgente, narcisista, viziato, esibizionista, vergognoso, disperato e ingordo”.