Rivista di Diritto del Risparmio
A.I. e le caratteristiche dello Stato (occidentale): il diritto calcolabile e prevedibile[*]
di Francesco FELIS [**]
“Scire legge non est earum verba tener , sed vim ac potestatem” (to know the laws is not to keep in mind the words, but the spirit and strength), by Celsus and “Non ergo a praetoris edicto, tu plerique nunc, neque a duodecim tabulis, ut superioris,sed penitus ex intima philosophia hauriendam juris putas” (not from the edict of the Praetor, nor from the XII Tables, but from the intimate Philosophy the discipline of law must be drawn) of Cicero are two maxims that should guide in interpretation activity of the judges, having in the background the Ulpian “Quod quidem perquam durum est sed ita lex scripta est”. Will this be a task reserved for a robo-judge in the future? With what guarantees? Given that only the law, as an expression of the general will, can set limits to individual will?
The study, starting from the now classic statements of Max Weber on the need for a calculable and predictable law for the development of capitalism and the protection of rights, relates art. 12 of the prelaws and the requirements it poses with the modern evidence deriving from the use of AI, given that some foreign experiences, in some practical cases (Eric Loomis case in the United States: the Compas algorithm) leave one perplexed. Does the person who forms the algorithms become, as the legal philosopher Hart said, recalling the words of Bishop Hoadly, a legislator? (“Whoever has absolute authority to interpret a written law or a precedent, he is, to all intents and purposes, the true legislator, and not the person who first enacted the law or set the precedent”).
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Rivista di Diritto del Risparmio
Febbraio – Fascicolo 1/2024
Abstract.
“Scire legge non est earum verba tenere, sed vim ac potestatem” (conoscere le leggi non è tenerne a mente le parole, ma lo spirito e la forza), di Celso e “Non ergo a praetoris edicto, tu plerique nunc, neque a duodecim tabulis, ut superiores, sed penitus ex intima philosophia hauriendam juris putas” (non dall’editto del Pretore, né dalle XII Tavole, ma dall’intima Filosofia devesi attingere la disciplina del diritto) di Cicerone sono due massime che dovrebbero guidare nell’attività di interpretazione i giudici, avendo sullo sfondo l’ulpianeo “Quod quidem perquam durum est sed ita lex scripta est” . Sarà in futuro un compito riservato a un robo-judge? Con quali garanzie? Posto che solo la legge, quale espressione della volontà generale, può porre limiti all’arbitrio individuale?
Lo studio, partendo dalle oramai classiche affermazioni di Max Weber sulla necessità, per lo sviluppo del capitalismo e la salvaguardia dei diritti, di un diritto calcolabile e prevedibile, mette in relazione l’art. 12 delle preleggi e le esigenze che pone con le moderne evidenze che derivano dall’uso della A.I, posto che alcune esperienze straniere, in alcuni caso pratici (caso Eric Loomis negli Stati Uniti: l’algoritmo Compas) lasciano perplessi. Chi forma gli algoritmi diventa come diceva il filosofo del diritto Hart ricordando le parole del vescovo Hoadly un legislatore? (“chiunque abbia un’autorità assoluta di interpretare una legge scritta o un precedentemente, egli è, a tutti gli effetti, il vero legislatore, e non la persona che per la prima volta ha promulgato la legge o posto il precedente”).
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[*] Contributo approvato dai referee.
[**] Notaio in Genova.
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