Nelle pagine di questo romanzo ritroviamo uno spaccato storico dell’Italia meridionale (ancora non unita) ottocentesca, con interesse particolare alla vita dell’aristocrazia e all’usanza di monacare le figlie “di troppo”, quando il matrimonio diveniva impossibile o, più semplicemente, troppo costoso da sopportare per la famiglia non più così ricca. Una figlia monaca rappresentava inoltre, per le famiglie aristocratiche, un legame politico con chi tirava le redini del potere e del denaro ed era, spesso, necessaria per godere dei favori dei sovrani, strettamente legati alla Chiesa.
Un sacrificio dovuto, imposto, da rispettare, poco rilevando la vocazione che, nella gran parte delle situazioni, era una chimera o forse una speranza per il futuro.