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«Quei libri che conservano un riflesso dell'anima di chi li ha scritti portano con sé un dono.»

Ci sono ragazzi destinati a vivere in un limbo di burocrazia, in equilibrio precario tra l’impossibilità di essere adottati e la sconvenienza di rientrare in famiglia, reputata inadeguata ai bisogni dei figli. Questi ragazzi vivono in case famiglia, in attesa di un affido, una soluzione spesso troppo precaria e mai definitiva, che serve solo a minare un’identità già di per sé fragile. Questa è la storia di Lia, protagonista del libro.

Ci sono, poi, adulti che sono stati adolescenti problematici, che non hanno saputo gestire la “noia” dei loro tempi morti e l’hanno trasformata in spasmodica ricerca di un distacco: dalla famiglia, dalla routine, dalla realtà… e l’hanno trovato nella droga. La droga che devasta e che costa e che, inevitabilmente, porta a delinquere. Questa è la storia della libraia, figura emblematica della storia narrata.
Bisogna credere, sempre, che ci sia una seconda possibilità, la via della rinascita e quella del perdono di sé.

Una bella lettura rilassante e interessante, di quelle che donano pace e riconciliano dopo una giornata intensa. Il libro ideale da leggere prima di dormire ma anche appena svegli, per adagiarsi lentamente nel giorno che verrà. Perfetto da consigliare agli adolescenti, nelle scuole, in famiglia.

Un libro che parla di libri, citandone dei passaggi, e che attraverso i libri parla degli esseri umani, con le loro debolezze, le paure, lo smarrimento, ma anche la speranza e – talvolta – la salvezza.

Un libro che parla della rinascita, che dà speranza, ma che non “romanza” la vita, trattandola, invece, con la durezza e la lucidità necessarie.

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