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«Ogni famiglia ha uno scheletro nell’armadio” scrive Simenon in epigrafe al suo romanzo.»

Le anime intrappolate nella morsa di un odio senza memoria sono quelle che mietono vittime senza colpa, che non cercano espiazione, che non credono nella felicità.
Le sorelle Lacroix, legate da un profondo e reciproco sentimento di odio e disprezzo, senza il quale non riescono a tessere relazioni sociali e nemmeno a parlarsi tra loro rappresentano, forse, quella coltre di invidia, livore e malessere facilmente rinvenibile in molti di noi, animati da un odio vigliacco e infondato, pronto a sacrificare la propria serenità pur di annientare la felicità altrui.

Poldine e Mathilde Lacroix, due sorelle legate da un segreto che le tiene assieme (con i loro familiari) sotto lo stesso tetto da lunghissimi anni. Nessuna delle due cede il passo all’altra, in un angosciante ed impietoso equilibrio di odio e rassegnazione.

Un odio pesante, insistente, che ingrigisce le pareti del cuore e dell’anima, che annienta l’umanità e che giustifica anche un gesto dei più estremi congegnato unicamente per ferire l’altro: tentare di avvelenare i propri familiari, suicidarsi o lasciarsi morire di inedia sono tutti espedienti per vendicarsi con chi, potendo dispensare gioia e amore, ha deciso di intossicare anche i rapporti umani più saldi e imprescindibili (moglie/marito – genitori/figli – fratelli/sorelle), disseminando la quotidianità di sospetti, rancori e insinuazioni.

Un registro scorrevole e leggero, una narrazione coinvolgente, a fronte di una trama angosciante, vischiosa, a tratti squallida e fastidiosa, perfetta rappresentazione di una famiglia disfunzionale e di una serie di relazioni tossiche.

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