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«Un Decamerone dei nostri giorni.»

“È nata prima la gallina…forse” è una sorta di Decamerone dei nostri giorni, una raccolta di 52 racconti, sull’ottimismo, ma anche il suo contrario, sulla gente, sul cibo, il vino, la vita e l’amore. Una storia, per ogni settimana, per un anno intero. Gli ottimisti, però, che possono giovarsi di un rapporto privilegiato con il tempo, termineranno la lettura molto prima (anche i realisti e i pessimisti, per la verità, perché la lettura è estremamente piacevole).

È una collazione di storie che danzano, sapientemente, sul confine sottile tra realtà e immaginazione, tra presente, passato e futuro, in una commistione ragionata di persone e personaggi, accadimenti storici, previsioni, sogni, fantasticherie, déjà vu, aspettative (mantenute, tradite e deluse), riletture e accomodamenti; tutti giocati di fioretto, tra quello che (forse) è l’ottimismo e quello che (forse) è il suo più antitetico contrario.

Nell’interminabile battaglia tra ottimismo e pessimismo, a uscire vincitore è quel “Forse”, inserito nel titolo dopo il ragionato intermezzo dei tre puntini di sospensione: nella vita è necessario credere, ma anche attendere e saperlo fare, per il tempo giusto (ça va sans dire). Perché, delle volte, ottimisti si nasce, altri lo si diventa, dopo la giusta intuizione, la migliore scoperta, la più prolifica fortuna; forse, essere ottimisti è solo questione di punti di vista o, probabilmente, un modo poetico per essere più accondiscendenti verso le illusioni. Forse, ancora, è solo un lusso, come tanti altri, che in pochi possono permettersi.

Se sia nata effettivamente prima la gallina o, per converso, l’uovo resterà un dubbio. D’altronde, non ci si poteva scientemente attendere altro da un racconto, che ne inanella una serie al suo interno, con Napoleone, nonna Teresa e il nipotino Paolo, Socrate e Leonardo da Vinci, ma anche osti, postini, calciatori, generali, dee, pollo, tortellini, acciughe e cicale: è il dubbio la chiave e l’amore (in tutte le sue declinazioni) il fil rouge dell’ottimismo. Forse.

Con buona pace anche di Aristotele (anch’egli presente nelle storie), che pure ha cercato di risolvere il dilemma in copertina.

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