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«Chi entra nel ristorante Kamogawa lo fa perché è alla ricerca di sé stesso, di un’emozione perduta nel tempo, di una sensazione che non riesce più a ricordare e ne esce diverso, appagato, sereno.»

Da assumere (rectius leggere) regolarmente prima dei pasti, giusto una mezz’oretta, quando l’acquolina sollecita la fantasia e ci si proietta facilmente in contesti in cui il cibo non è solo il mezzo per riempire la pancia ma un viaggio esperienziale.

Nagare (poliziotto in pensione) e la figlia Koishi gestiscono un singolare ristorante alla periferia di Kyoto: il Kamogawa. Non c’è insegna, non c’è menù e per trovarlo bisogna seguire il destino e la risicata indicazione su un periodico dedicato alla cucina. A renderlo un posto speciale è la tecnica investigativa approntata dai proprietari che offrono ai propri clienti un servizio extra di ricerca di piatti e sapori perduti.

Un pasto al Kamogawa è un doppio viaggio esperienziale: tra profumi, colori, sapori e ricette sapientemente elaborate dal vecchio Nagare si perde la cognizione del tempo e dello spazio e ci si concede un momento di intima riflessione, ripercorrendo la natura del proprio essere; il presente incontra il passato e spesso giunge ad un valido compromesso. 

Chi entra nel ristorante Kamogawa lo fa perché è alla ricerca di sé stesso, di un’emozione perduta nel tempo, di una sensazione che non riesce a ricordare con esattezza, è alla ricerca di un piatto del passato che evoca ricordi e un mondo lontano.

Tante volte, assaggiando una pietanza, ci si trova a riflettere sul sapore ormai vago di un piatto dimenticato nei meandri di un ricordo, quel piatto cucinato dalla nonna o dalla mamma in un momento particolare dell’anno o da una mano che non c’è più… i ricordi sono come le spezie e a volte cambiano il sapore dei piatti. Ritrovare quel gusto è molto più di un’esigenza culinaria, ma rappresenta il viaggio a ritroso nella storia della propria vita.

Un libro familiare, evocativo, rinfrancante, che parla di luoghi geograficamente lontani, ma di emozioni che non conoscono confini e barriere nello spazio e nel tempo. Sarebbe bello approdare nel ristorante Kamogawa, lasciarsi coccolare dalla selezione di Nagare e poi fermarsi a pensare ai sapori del passato, di cui si sente la mancanza ed il bisogno. Una dolce nostalgia che non rattrista, ma accarezza il lettore, trasportandolo in luoghi ameni.

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