Un libro introspettivo, tutt’altro che leggero, che solo apparentemente tratta uno spaccato della rivoluzione cinese nella Shangai di un secolo fa.
Un viaggio interiore, che cerca di penetrare a fondo nell’animo umano per trarne un quadro complesso e sempre incompleto.
La condizione umana di cui scrive Malraux non è quella dei disperati, di chi ha perso tutto in una guerra non sua, di chi soffre nella disgrazia bellica; gli uomini di Malraux possono essere descritti come una serie di “isole” che, pur nel dialogo e nel confronto, restano estranee e distaccate, ognuna per il suo percorso, con il suo disegno. Uno spaccato del male che ci affligge da tempo immemore e che è la peggior piaga della modernità: l’incomunicabilità.
L’impossibilità di comunicare con l’altro è la caratteristica di ogni essere umano, anche il più espansivo, e ci logora dall’interno, impedendoci di conseguire uno scopo benevolo unitario, lasciandoci soli.