Mi sia consentito, in apertura, un sincero ringraziamento al Collega e Amico, Prof. Carlo Pilia, che, anche quest’anno, mi ha voluto nel parterre di autorevoli relatori di questo prestigioso evento convegnistico internazionale, che segna, formalmente, l’apertura dei corsi universitari.
Lo sviluppo sostenibile, la sostenibilità, rappresenta, ormai un fattore “sindemico”: ne è permeato quasi tutto l’orizzonte ordinamentale, trattandosi, di per sé, di un concetto quasi polisemico, idoneo ad adattarsi a contesti diversificati, multiformi, variabili. Del pari, le codificazioni rappresentano un blocco monolitico del diritto civile, al netto dell’inferenza delle riforme, dei cambiamenti, dei costumi sociali e delle dinamiche economiche. Codice e sviluppo sostenibile sembrerebbero quasi una sinestesia, l’associazione e l’accoppiamento, ben riusciti, di due parole, di due concettualità afferenti a sfere diverse. A un’osservazione più attenta e meticolosa, in realtà, non è così. Invero, la codificazione è necessitatamente un’attività che deve confrontarsi, più o meno collaborativamente, con il progredire dei tempi, dei concetti e degli istituti, anche di quelli fondativi.
Ecco, dunque, il perché della mia scelta, per questo mio breve intervento: volontà e consenso rappresentano due capisaldi di tutte le dottrine privatistiche e civilistiche, che, più di altri, hanno “subito” il lavorio del nuovo, anzi, dei nuovi modi di fare diritto.